Malattie neurodegenerative, nanoparticelle d’oro rallentano l’avanzare dell’atassia di Friedreich
Lo studio, coordinato dell’Università Statale di Milano e dal Policlinico di Milano, assieme all’Università di Milano-Bicocca, all’Università di Torino e all’ University of Miami Miller School of Medicine, ha scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich, una malattia neurodegenerativa causata da un'anomalia del gene che codifica per una proteina e che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico: lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.
Enigmatic tracks of solitary sauropods roaming an extensive lacustrine megatracksite in Iberia
Sauropod remains are abundant on the Iberian Peninsula across the Jurassic-Cretaceous transition. Where the osteological record shows a high diversity of this kind of dinosaur, the ichnological findings are mainly limited to sauropod tracks characterized by kidney-shaped manus (with or without pollex impressions) and pes impressions with three claw imprints oriented laterally. Here, we present a new sauropod ichnotaxon, Iniestapodus burgensis, found at several exposures within the Las Sereas megatracksite (Burgos, Spain). These are preserved within lacustrine limestone strata of the Rupelo Formation (Tithonian–Berriasian). Iniestapodus burgensis is characterized by: semicircular manus tracks with small pollex impressions; unusual tetradactyl pes tracks with evidence of four claws oriented anteriorly (I–II) and laterally (III–IV), of variable sizes (short claw I and IV impressions, claw II and III being the largest).
I lockdown possibile causa dei bassi valori di ozono troposferico
L'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) ha rilevato dall'osservatorio del Monte Cimone nel 2020 i minimi valori di O3 dal 1996: la causa sembra essere la riduzione di emissioni di inquinanti legati ai lockdown per la COVID-19. Lo studio è pubblicato su Environmental Research Letters.
Diversi studi nel 2020 hanno analizzato la variazione di ozono (O3) troposferico in funzione delle misure di restrizione messe in atto per contenere la diffusione del COVID-19. La maggior parte di questi studi sono stati condotti principalmente in centri urbani o industriali. "Mentre in stratosfera l'ozono svolge un ruolo benefico per la vita sulla Terra, schermando le radiazioni UV nocive provenienti dal Sole, nella troposfera (ossia a quote comprese fra la superficie terrestre e 12–15 km), agisce come gas a effetto serra, Inoltre, se presente in concentrazioni elevate, è un inquinante secondario con effetti nocivi su salute umana ed ecosistemi", esordisce Davide Putero, ricercatore dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Torino.