“È giusto che scienziati, teologi e filosofi incrocino i loro sguardi, che esaminano la realtà da angolazioni diverse”. ha detto monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. “Sono letture diverse della stessa realtà, la realtà dell'uomo nella sua evoluzione: l'analisi scientifica risponde a domande relative al modo in cui avviene l'evoluzione dei viventi, mentre compito della religione è interrogarsi sul valore esistenziale che ha una creatura come l'uomo”.
A 200 anni della nascita di Charles Darwin e 150 anni dopo la pubblicazione del libro che tanto ha fatto discutere per aver reso l’uomo specie tra le specie, spodestandolo dalla centralità del creato ed escludendo la spiegazione divina nella natura, torna il sereno tra scienza e fede. Nessun dubbio che la teoria darwiniana sia un riferimento per la scienza moderna. Nessuna concessione a teorie come il disegno intelligente, che fanno riferimento a un esoterico “progettista” che avrebbe indirizzato il corso della natura dal brodo primordiale fino a noi. Nessuna contraddizione tra evoluzionismo e creazione. Secondo il Vaticano, la teoria di Charles Darwin non esclude che Dio abbia creato la Terra. L'unica cosa che si respinge (ed è davvero il minimo) è la concezione ateistica del mondo.
Ma il rapporto tra la religione cattolica e Darwin non è sempre stato così rilassato nella storia recente. Se è vero che la Chiesa di Roma non si è mai schierata apertamente contro il darwinismo e non ha mai avuto una posizione di condanna, come invece è stato per la Chiesa anglicana (che per questo ha recentemente chiesto scusa a Darwin) ed è per le Chiese protestanti americane, roccaforte del creazionismo evangelico, è altrettanto vero che gli attriti non sono mancati. Basti ricordare la lettera pubblicata sul New York Times nel 2005, tre mesi l’elezione di Papa Ratzinger, dal cardinale austriaco Christoph Schönborn – a lungo indicato come uno dei principali candidati a uscire vincente dalle votazioni nella cappella Sistina. “L’evoluzione nel senso della presenza di un antenato comune potrebbe essere vera, ma l’evoluzione nel senso neodarwiniano – un processo non guidato, non pianificato, di mutamenti casuali e selezione naturale – non lo è. Qualunque sistema di pensiero che cerchi di ignorare le schiaccianti prove di un progetto nella biologia è ideologia, non scienza”.
Così scrisse Schönborn, contraddicendo di fatto la famosa presa di posizione di Giovanni Paolo II, che nel 1996 aveva definito la teoria dell’evoluzione molto più di una mera ipotesi.
Nonostante quella lettera, che scatenò un acceso dibattito non solo all’interno della Chiesa, e nonostante alcune uscite fuori controllo del cardinal Renato Martino considerato un po’ lo Schönborn italiano, la verità è che papa Benedetto XVI non si è mai schierato apertamente a favore dell’intelligent design. C’era chi temeva comunque un ritorno a posizioni critiche nei confronti della scienza, e in particolare dell’evoluzione biologica. Ora questo convegno dovrebbe aver scritto la parola fine.
Daniela Cipolloni