La musica secondo Darwin

Vi siete mai chiesti perché esiste la musica e a che cosa serve? La domanda può sembrare strana, ma forse tutti coloro che la amano se la sono posta almeno una volta, ed una risposta, anche se non facile, possiamo provare a cercarla.
La nascita della musica non ha ovviamente una data precisa, ma secondo le teorie evoluzioniste essa è considerata un fenomeno biologico al pari di tanti altri, come per esempio il linguaggio. A riprova di ciò prendiamo in considerazione quanto scritto da Darwin più di cento anni fa sull’origine del linguaggio attraverso degli studi di carattere genetico e linguistico eseguiti sui fringuelli e sull’uomo.

“Qualche antico progenitore dell’uomo. utilizzava la voce in larga misura per produrre vere e proprie cadenze musicali, ovvero un canto. Questa abilità, per lo più impiegata durante il corteggiamento, avrebbe influenzato il linguaggio, e il suo reiterato utilizzo avrebbe agito sul cervello. La formulazione di un pensiero lungo e complesso non può più prescindere dall’ausilio delle parole, siano essere pronunciate o taciute, proprio come una lunga equazione non può prescindere dall’utilizzo dei numeri”.
 
In definitiva Darwin sostiene che la voce fosse inizialmente usata dagli uomini per imitare il canto degli uccelli con la funzione primaria di attirare le femmine al solo scopo riproduttivo, per cui più piacevole era il canto più numerosa era la prole.  
Ma gli uccelli, per intelligenti che siano e per quanto bella e musicale possa essere la loro voce, non possono parlare, mentre l’uomo si, e l’unione di tali peculiarità – canto e parola – costituisce la musica, la sua nascita ed il suo sviluppo.
Quindi la musica, come il canto degli uccelli, la coda del pavone o le corna del cervo, è nata per una specifica funzione. Come nelle femmine del pavone si è sviluppata una preferenza per il maschio dalla coda più vistosa, o in quelle del cervo per l’esemplare dalle corna più ramificate, i maschi umani dotati di una particolare dote canora avrebbero avuto maggiori possibilità di accoppiarsi e di disseminare i propri geni. Una voce piena e musicale sarebbe stata un segno di buona forma fisica, e quindi una garanzia di forza, qualcosa di importante da trasmettere, ed un figlio nato da un maschio vocalmente dotato poteva sopravvivere meglio e di più, perché la sua voce sarebbe stata un  punto di forza.
Ecco perché gli ominidi svilupparono le loro capacità musicali, ed ecco quindi trovata la finalità biologica della musica: la riproduzione.

Se poi andiamo avanti con il pensiero scopriamo che anche molti altri fattori legati alla musica hanno avuto la stessa funzione: per esempio, un uomo in grado di suonare uno strumento ha sicuramente una notevole coordinazione motoria (altro elemento indispensabile per la sopravvivenza), una buona capacità di apprendere e di automatizzare gesti e comportamenti complessi, e, non ultimo, del tempo a disposizione per esercitarsi, quindi essere libero da responsabilità familiari e sessualmente disponibile.
In più la pratica della musica attiva il “sistema della gratificazione”, vale a dire un complesso circuito cerebrale strettamente correlato al piacere sessuale (anche se certamente diverso), cosa che rappresenta uno strumento di attrazione non indifferente (ciò non significa che tutti i musicisti siano dei malati di sesso). È anche accertato che cervello umano presenta delle aree specificatamente approntate alle capacità ed all’elaborazione degli stimoli musicali, e così la predisposizione all’apprendimento che caratterizza la specie umana ha fatto nel tempo il resto, facendo entrare la musica nella vita dell’uomo.

 

 

Marina Pinto

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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