“E’ un congresso dai grandi numeri con un’affluenza di quasi 1000 partecipanti – così il Prof. Alberto Albanese, Presidente del Congresso, responsabile dell’Unità di Neurologia I in Humanitas e Presidente dell’International Association of Parkinsonism and Related Disorders - Questo incontro tra i massimi esperti sui Disordini del Movimento ha permesso di approfondire le principali tematiche in materia, come le sfide diagnostiche (legate in particolare alla diagnosi precoce) e quelle terapeutiche. I nuovi meccanismi di malattia scoperti ci permettono di riclassificare la Malattia di Parkinson in sotto gruppi – prosegue il Prof. Albanese - e questa nuova classificazione porterà ad una ridefinizione degli indirizzi terapeutici, sempre più personalizzati e applicati al singolo paziente.
“Tra le sessioni che hanno suscitato maggiore interesse sottolineiamo quella organizzata dai giovani ricercatori - afferma il Prof. Giovanni Fabbrini, Presidente della Società Italiana Parkinson e altri Disordini del Movimento e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Umane Sapienza Università di Roma - La sessione è stata organizzata per fare il punto su alcuni temi di grande interesse in relazione ai disordini del movimento. Dai parkinsonismi, ai tremori; dal mioclono funzionale, epilettico e in rianimazione, fino all’autoimmunità nei disordini del movimento”.
Ampio spazio è stato dedicato anche al rapporto tra esercizio fisico e Parkinson, un binomio inscindibile che potrebbe rallentare anche il decorso della malattia: “In questi ultimi 15-20 anni la gestione della malattia di Parkinson è nettamente migliorata non solo grazie all’introduzione di nuovi farmaci e ad un miglior uso di questi nella fase iniziale, intermedia e avanzata di malattia, ma anche grazie all’associazione precoce dell’esercizio fisico al trattamento farmacologico – afferma il Prof. Michele Tinazzi, Past President della Società Italiana Parkinson e altri Disordini del Movimento e Responsabile Centro Parkinson e Disordini Movimento Az. Ospedaliera Universitaria Verona, prosegue poi – le nuove evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’attività fisica porta benefici sia come forma di prevenzione dello sviluppo della malattia, sia come forma di controllo di progressione. La Società Italiana Parkinson, con la sua Commissione Esercizio Fisico e Sport, continua incessantemente la ricerca per far sì che il movimento entri a pieno titolo nel percorso terapeutico.”