I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” in un articolo dal titolo “A thin mantle transition zone beneath the equatorial Mid-Atlantic Ridge” – Link identifier #identifier__185136-1https://www.nature.com/articles/s41586-020-03139-x
I risultati sono stati ottenuti nell’ambito degli esperimenti PI-LAB (Passive Imaging of the Litho-sphere-Asthenosphere Boundary) ed EURO-LAB (Experiment to Unearth the Rheological Oceanic Lithosphere-Asthenosphere Boundary), finanziati dallo European Research Council (ERC) e dal Natural Environment Research Council (UK) e diretti dalla dott.ssa Catherine Rychert e dal dott. Nicholas Harmon dell'Università di Southampton (UK). Nel team il dott. Matthew Agius, l'autore principale, che è attualmente ricercatore presso il Dipartimento di Scienze dell'Università degli studi Roma Tre, supportato da una borsa di studio individuale Marie Skłodowska-Curie assegnata dalla Commissione Europea.
“Nel 2016 ho partecipato ad un avventuroso esperimento nel mezzo dell'oceano Atlantico – spiega Matthew Agius - per cercare di contribuire al dibattito scientifico su cosa favorisca l’apertura della dorsale atlantica. Trentanove sismometri sono stati posizionati sul fondale oceanico, a cavallo della dorsale medio-atlantica, registrando onde sismiche per un anno. Grazie all’analisi di tali dati, si è ricostruita la struttura interna della Terra fino a una profondità di circa 700 km. È stata riconosciuta l’evidenza di una significativa risalita di materiale mantellico profondo anche al di sotto di tale dorsale oceanica fornendo un rilevante spunto per future speculazioni sulla dinamica che controlla la tettonica delle placche. Gli incredibili risultati ottenuti offrono una nuova visione di come la dinamica interna della Terra sia relazionata con il moto delle placche terrestri".
L'immagine dell'interno della Terra è stata generata utilizzando una tecnica sismica che rileva la conversione delle fasi sismiche quando le onde sismiche si propagano attraverso diversi strati all'interno della Terra.
Nella tettonica delle placche, teoria consolidata sulla quale da oltre 50 anni concorda la maggior parte dei ricercatori e che offre una visione unitaria della cinematica terrestre su scala globale, le dorsali oceaniche sono sempre state ritenute delle strutture secondarie, prodotte da forze a contorno e caratterizzate da risalite mantelliche locali e superficiali. La teoria, infatti, descrive la superficie del nostro pianeta come un puzzle di placche che si muovono lentamente nel tempo, disegnando in modo lento ma continuo la geografia del nostro pianeta. L’interazione tra le placche ha delle conseguenze spettacolari: la formazione delle catene montuose, l’apertura dei bacini oceanici nonché l’influenza sui più catastrofici eventi naturali tra i quali i terremoti, gli tsunami e le eruzioni vulcaniche. Quale sia il meccanismo in grado di muovere le placche terrestri è un argomento ampiamente dibattuto. La subduzione di litosfera oceanica, ovvero lo scorrimento di una placca litosferica densa, fredda e antica sotto un'altra placca ed il suo conseguente trascinamento in profondità nel mantello, viene riconosciuta come la principale forza agente che guida il moto delle placche, rappresentando parte integrante dei moti convettivi dell’intero mantello terrestre.
Lo studio è altamente promettente perché si inserisce in un tema ampiamente dibattuto, dando una nuova spiegazione dell’apertura della dorsale medio atlantica soprattutto perché l’oceano Atlantico non è circondato da zone di subduzione e non ci sono forze a contorno che favoriscono l’apertura della dorsale.
LE FOTOGRAFIE SONO SCARICABILI QUI