Viaggio in Laos e Cambogia

Stefano Sguinzi 23 Nov 2010

Fatti e considerazioni
Gennaio – Febbraio 2010
Una goccia nel mare


Sono andato a Luang Prabang perché avevo l’opportunità di accompagnare Chiara, un’amica, nel pellegrinaggio che compie da sette anni. Viene da queste parti per distribuire il riso necessario alla sopravvivenza di trecento bambini, per finanziare la costruzione di baracche che li riparino dal sole e dalla pioggia, per programmare la costruzione di pozzi nei villaggi dove l’acqua non c’è, per comperare stuoie ed evitare che i bambini dormano sulla fredda terra.
Anche se sotto il controllo di un funzionario del Partito lei, ogni anno, distribuisce alla popolazione quello che è in grado di offrire con le sue sole risorse.
Io ero presente quando ha consegnato il riso sufficiente per un mese ai bambini di un villaggio perso in mezzo alle montagne, dove la strada finiva e non era possibile andare oltre.
Nel cortile della scuola i bambini erano incolonnati in ordine di età e venivano chiamati per nome dal funzionario del partito. Il piazzale della scuola era enorme e avrebbe potuto contenerne molti di più ma non c’era riso per aiutare tutti.

Così quella lunga ma insufficiente colonna, un poco alla volta, si era ridotta. Il bambino che veniva chiamato riceveva il sacchetto di quindici chili di riso per il suo consumo mensile e se ne correva via, non si sa dove, con il suo prezioso bottino. Solo l’ultimo, il più piccolo, che pesava molto meno del pacco che stava per ricevere, aveva avuto una iniziale titubanza ad allungare le braccia ma poi lo aveva fatto con determinazione. Si era caricato di quel peso, che lo faceva barcollare e aveva rifiutato l’aiuto che gli veniva offerto.
Con la sua determinazione aveva voluto farci capire che quel sacchetto  era suo, esclusivamente suo e, anche per questo, non avrebbe accettato di condividere con altri la fatica di trasportarlo.
Quell’evento, perché di questo si trattava, si sarebbe ripetuto alla fine di ogni mese, per dodici mesi. Poi Chiara sarebbe ritornata a controllare la situazione: se le baracche, che aveva fatto costruire, erano ancora in piedi, se il pozzo aveva cambiato la vita della donne del villaggio, se i bambini erano cresciuti e avevano frequentato regolarmente la scuola. Se i suoi magri risparmi e gli scarsi aiuti degli amici avevano prodotto i frutti desiderati e i nuovi contributi raccolti le avrebbero consentito di dire un minor numero di volte: “non posso.”
Chi è stato da quelle parti sa che quegli aiuti sono una goccia nel mare di quella miseria ma che, se non ci fossero, sarebbe la fine di ogni speranza.

 

 

 

 

Stefano Sguinzi

 

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2012 13:56
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