Così come la stele di Rosetta ci ha dato la chiave di interpretazione dei geroglifici egizi, la sonda da cui prende il nome ci farà comprendere i segreti del sistema solare e ci dirà come i pianeti si sono formati. Nel segno dell’eredità egizie anche il nome del lander Philae, nome dell’isola in cui era eretto l’obelisco di File con iscrizione bilingue, e il sito di sbarco, Agilkia, l’isola sul Nilo dove furono trasferiti i reperti dei templi di File dopo la costruzione della diga di Assuan. Entrambi i nomi sono stati selezionati attraverso concorsi internazionali. Quello che portò al battesimo del lander fu vinto da una quindicenne lombarda, Serena Vismara, che oggi è un ingegnere aerospaziale.
Ora cosa farà Philae sulla cometa? Proprio stamattina è stato dato il via libera all’attivazione del “trapano” italiano che perforerà la superficie della cometa. “Si è deciso di caricare la sequenza che attiverà lo strumento”, ha dichiarato il coordinatore scientifico dell’ASI, Enrico Flamini, dal centro di controllo del lander Philae a Colonia. La decisione è stata presa considerando che le batterie potrebbero non durare a lungo. Nella scomoda posizione in cui si trova, Philae è infatti illuminato un unico pannello solare e non sappiamo quanto siano cariche le batterie, né quanto la temperatura e altri fattori possano scaricarle rapidamente. Secondo gli scienziati il lander si troverebbe in bilico sull'orlo di un cratere, in una posizione definita dagli esperti “acrobatica”: due zampe poggiate sulla roccia e una che punta in alto. Tale posizione fa sì che soltanto uno dei pannelli solari sia correttamente esposto alla luce. L’Esa dovrà dunque provare a modificarne l’esposizione, in caso contrario il lander Philae difficilmente riuscirà ad avere energia sufficiente per continuare a lavorare nei prossimi giorni. Nel caso in cui non si riuscirà a riposizionare i pannelli solari l’Agenzia Spaziale Europea potrebbe optare per l’ibernazione del lander, almeno finché la 67/P Churyumov-Gerasimenko si avvicinerà al Sole.