Esattamente 18 minuti dopo il lancio, il ‘mini-Shuttle’ IXV è stato rilasciato in orbita: a spingerla a 320 chilometri d’altezza sono stati i 4 stadi del lanciatore Vega. Dopo il rilascio, la navetta ha continuato il percorso nella sua traiettoria e dopo 32 minuti dal lancio ha raggiunto come previsto la quota massima di 412 chilometri. Una volta conclusa l’energia della spinta, la navetta ha iniziato lentamente a ricadere nell’atmosfera, riducendo la propria velocità da ipersonica a supersonica, fino all’apertura dei paracadute a circa 30 km di altitudine. La missione si è conclusa con lo splash-down nell’Oceano Pacifico: i 3 paracadute (supersonico, subsonico e principale) previsti nel Descent System di IXV hanno avuto la funzione di decelerare e stabilizzare il veicolo attraverso i regimi di flusso supersonico, transonico e subsonico, e garantirne il corretto assetto e velocità (pari a 6 m/s) al momento dello splash down. IXV è poi rimasto sulla superficie marina grazie a quattro galleggianti ed è stato messo in sicurezza da una nave di recupero appositamente attrezzata, l’italiana Nos Aries.
Il ruolo dell’Italia
Il progetto IXV è gestito dall’Agenzia Spaziale Europea e l’Italia, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, partecipa come principale contributore: il nostro Paese infatti detiene la leadership nel progetto finanziando circa il 40% dei costi.
Tutta la missione è stata seguita dall’Italia nel Centro di controllo della missione all'Altec di Torino, usando una serie di antenne che si trovano a Libreville, in Gabon, Malindi, in Kenya.
Le attività industriali di progettazione e realizzazione della missione del veicolo IXV sono guidate dalla società Thales Alenia Space – Italia. Nel ruolo di primo contraente e system design authority, Thales Alenia Space Italia ha coordinato dal punto di vista tecnico e programmatico le attività di una compagine industriale di circa 40 aziende in tutta Europa, portando il progetto fino all’importante traguardo della sperimentazione in volo. L’ASI ha supportato il programma attraverso attività di assistenza tecnica svolte, con il coinvolgimento del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), nelle aree della sperimentazione in volo, della aerodinamica e aero termodinamica e delle operazioni. CIRA ha inoltre guidato il “drop and recovery system test” che ha testato nel Mar Mediterraneo il paracadute principale, il funzionamento dei sistemi di galleggiamento e la sequenza di recupero del veicolo.
Qual è lo scopo della missione?
L’obiettivo di IXV è aprire la strada ad una navetta tutta europea per il rientro a Terra.
Per la prima volta nella storia un velivolo europeo ha effettuato un rientro controllato e manovrato nell’atmosfera terrestre: con la missione IXV prende il via lo sviluppo di futuri veicoli di rientro riutilizzabili , destinati al volo orbitale e suborbitale. La missione del veicolo IXV permetterà di raccogliere dati scientifici, testare tecnologie e validare approcci progettuali. I dati raccolti saranno fondamentali per la concezione e realizzazione dei futuri sistemi di rientro riutilizzabili, destinati allo svolgimento di diverse attività nello spazio ‘vicino’, come ad esempio il recupero di detriti oppure il trasporto di rifornimenti e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.