Una scelta invece coraggiosa e ambiziosa, fortemente sostenuta dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Stella Gelmini, che ha assunto la presidenza triennale della ministeriale, con l'Italia che non solo confermava tutti gli impegni già assunti ma in alcuni ambiti rilanciava, come nel programma Exomars, nel quale aggiungeva un ulteriore contributo di 31 milioni di euro ai 250 milioni già stanziati, di cui 2 in extremis per l'improvviso abbandono degli spagnoli. Un gesto che permetteva al programma di esplorazione robotica di partire e misurava il dispetto spagnolo rispetto alla leadership italiana che ora punta ad ospitare il “Rover operations control center” (ROCC) a cui anche gli iberici puntavano.
Insomma l'Europa spaziale investe sul futuro, l'Europa dei 27 paesi membri dell'ESA. E l'Unione Europea? Potremmo dire di sì, visto l'impegno politico e finanziario in programmi di infrastruttura e servizi spaziali fondamentali per i cittadini europei come Galileo e Gmes (ora Copernicus), ma in realtà il ruolo che l'Europa dovrà assumere in un settore strategico e fondamentale come lo spazio sarà oggetto di discussione nei prossimi tre anni durante i quali l'Italia, con la presidenza della ministeriale, svolgerà un ruolo significativamente importante.
Se infatti lo Spazio, inteso come settore strategico ha un suo distinto richiamo nella proposta di Costituzione Europea, è altrettanto vero che l'Europa non ha una sua Carta Costituzionale. Per poter svolgere pienamente il suo ruolo di potenza spaziale l'Europa deve connotarsi come unità strategica propria, con dimensioni finanziarie paragonabili agli USA e alla RUSSIA, come anche alle emergenti India, Cina e fors'anche il Brasile. Un ruolo questo sostenuto dall'ESA e dalle singole agenzie nazionali, che grazie alle proprie eccellenze, hanno permesso al continente di avere un ruolo primario nel settore, ma che di fronte al futuro, potrebbero non bastare.
Per un paradosso infatti, parlare di ESA non significa parlare di Europa, ma solo o almeno di parte di essa, una parte peraltro non perfettamente coincidente. Parlare di una strategia europea non significa al contempo annullare l'ESA o le singole agenzie nazionali, che devono poter svolgere le loro attività nazionali e internazionali come ritengono più utile per il proprio paese. Ma la conquista dello spazio, come sempre nell'ambito della ricerca e dello sviluppo economico, non è impresa che può delegarsi ad un singolo paese, ma piuttosto frutto dell'insieme delle eccellenze di molti.
Insomma l'Europa dell'ESA può rallegrarsi per l'investimento sul futuro che hanno deciso i suoi paesi membri. Un passo importante è stato fatto. Altri dovranno essere fatti: l'Europa ha intrapreso un cammino unitario e sempre più condiviso. L'Italia ne è stata promotrice e sostenitrice da sempre. Lo stesso ha fatto nel settore spaziale europeo. La prossima ministeriale sarà nel nostro paese e questo può rappresentare un buon auspicio per l'Europa dello spazio.
Francesco Rea