Il caos è una caratteristica dei sistemi dinamici in cui variazioni anche minime nelle condizioni iniziali provocano grandi differenze nell’evoluzione successiva, che perciò non può essere prevista nel suo comportamento dettagliato.
Così il caos è il Big Bang che ha originato la vita, ma è anche la goccia di colore che cade sul foglio e che si ramifica in mille rivoli e nervature.
Negli Orli del caos hanno voluto immergersi artisti, scienziati e musicisti, consapevoli di come la Teoria del caos possa essere motivo di dialogo e ponte tra arte e scienza. A testimonianza di ciò alcuni dei partecipanti al progetto che si esprimono con le arti figurative sono anche scienziati. E la particolarità degli Orli del caos è anche questa, il confronto – dialogo tra coloro che partendo da studi scientifici si sono avvicinati all’arte con chi invece dall’arte è arrivato alla scienza.
Haebel (Antonio D’Anna) è stato tra i primi in Italia ad avvicinarsi alla Teoria del caos e al frattalismo dal punto di vista artistico. Secondo Haebel l’arte può essere messa in relazione con qualunque altra disciplina, purché ci siano alla base contenuti trasferibili. Per quanto riguarda la geometria frattale, che a differenza di quella euclidea, ammette l’esistenza di dimensioni di grado frazionario e non intero, l’attenzione dell’artista si pone sulla possibilità di “penetrare in altre dimensioni”, utilizzando figure ed elementi che “pur propagandosi all’infinito, si ripetono in una commistione tra ordine e caos, quasi rinnovandosi a nuova vita”.
Paesaggi “alieni”, creati dal colore e dalle sue infinite possibilità, caratterizzano le opere di Gianni D’Anna, fratello di Antonio. Nei suoi lavori il frammento è parte integrante della complessità delle composizioni, che emozionano e inducono ad andare oltre l’apparenza dell’opera.
Il dialogo tra materia e colore impronta l’arte di Valter Filippi, che si esprime in pittura e scultura attraverso opere che riutilizzano materiali di scarto investendoli di nuove valenze, anche in senso “spirituale”. Il retaggio di antiche e lontane civiltà, conosciute nei suoi molti viaggi, affiora nei suoi totem, frammenti di legno impreziositi da paste vitree, cuoio, carta, che si configurano come degli stargate attraverso cui avventurarsi in dimensioni altre.
Il colore è protagonista delle drammatiche opere foto – pittoriche di Gabriele Friscia, che denunciano il mondo contemporaneo. La superficie viene incisa e graffiata in modo improvviso ed imprevisto. Libere da schemi formali, sia figurativi che geometrici, le opere dell’artista si risolvono in pure esplosioni di segni memori dell’Informale e della conoscenza del reale dinamica e fenomenica ad esso legata.
Per Armando Pelliccioni, Fisico ed artista, la pittura astratta è l’unico mezzo idoneo per cercare di rappresentare la bellezza degli stati emotivi interni e razionali dell’essenza umana. Coniugando il pensiero di due grandi Maestri come Mondrian e Pollock, la razionalità e l’ordine dell’uno e la gestualità caotica dell’altro, la geometria tipica dell’uomo e quella tipica della natura, Pelliccioni realizza quadri con diversi contenuti di entropia visiva. Inoltre attraverso particolari misture di pigmenti, egli riesce a ricreare sulla tela la casualità frattale della natura.
Marino Rossetti nelle sue opere vuole mettere in luce la bellezza della materia senza mistificarla, cercando di recuperare la dimensione interna delle cose rispetto al caos quotidiano. Nei suoi ultimi lavori ordine e casualità di sposano, la razionalità delle raffinate composizioni, memori anche in un certo qual modo della spiritualità Zen, viene coniugata con la componente casuale dovuta all’inserimento di oggetti di recupero vari che assurgono ad una valenza conservativa, simboleggiata dalla pellicola di nylon che ricopre la superficie.
Carla Sassaroli si esprime in pittura e scultura con opere “drammatiche”, in cui l’intero e il frammento nascono l’uno dall’altro, si avvicinano e si allontanano, si abbracciano e si respingono, in una danza ancestrale.
Il caos razionale di Francesco Varlotta si esprime con forme geometriche ricorrenti poste le une accanto alle altre oppure che si intersecano tra loro creando ritmi compositivi dinamici e cromaticamente molto vivaci. Se alcuni lavori rimandano alle ricerche dell’arte optical e strutturalista degli anni Sessanta, insistendo sull’avvicendarsi di elementi seriali e sulle percezioni visive, altre sono legate ad un carattere ludico dell’arte, caratterizzate da caleidoscopici elementi costruttivi di un universo razionale e fantastico al tempo stesso.
Paolo Camiz, Fisico Nucleare, musicista e scultore, “costruisce” le sue opere utilizzando pezzi di ferro di riuso di vario tipo, dal tondino da cemento armato, alla lamiera arrugginita e corrosa, dal chiodo al cerchione delle botti, che nelle sue mani prendono forma e vita. In particolare nelle Monomanie assembla numerosi pezzi tutti uguali saldandoli tra loro e realizzando sculture più o meno simmetriche a seconda della maggiore o minore libertà di scelta dei punti di congiunzione. Il risultato può essere un’opera dal carattere drammatico, solenne o ironico, ma sempre inattesa.
Dopo il grande successo delle due esposizioni allestite nei mesi scorsi nelle Biblioteche Elsa Morante di Ostia e Guglielmo Marconi di Roma, il progetto verrà presentato prossimamente in una prestigiosa galleria romana.
Autore: Cinzia Folcarelli