La stratigrafia del bacino di Rieti ha potuto fornire indicazioni sull’evoluzione del paesaggio nel corso degli ultimi tre millenni e sul ruolo che hanno avuto i cambiamenti climatici e i cambiamenti sociali. “La datazione della sequenza sedimentaria esaminata si è basata non solo sulla presenza di caratteristici indicatori radiometrici, come gli isotopi radioattivi Cesio 137 (137Cs) e Piombo 210 (210Pb), riconosciuti nella parte più recente della sequenza, ma anche sul reperimento di pollini di specie caratteristiche, come lo Zea mays (portato in Europa dopo la scoperta delle Americhe e introdotto in Italia tra il 1700 e il 1750), e sulla registrazione delle passate variazioni del campo magnetico terrestre, ricostruite sulla base delle misure effettuate presso il laboratorio di paleomagnetismo dell’INGV di Roma”, prosegue Sagnotti.
I risultati ottenuti hanno permesso di scandire la successione temporale degli eventi, individuati dalla variazione della vegetazione e del paesaggio. “La ricerca”, afferma Fabio Florindo, dirigente di ricerca dell’INGV, “coadiuvata dalle fonti storiche sull’Italia centrale e dalla documentazione geologico-stratigrafica, evidenzia che i maggiori cambiamenti nella vegetazione e nel paesaggio, durante gli ultimi tre millenni, sono il risultato sia di variazioni naturali (cambiamenti climatici ed eventi sismici) sia di cambiamenti sociali (alternarsi delle popolazioni, pestilenze, cambiamenti nelle tecniche agricole e di gestione del patrimonio boschivo)”. Questi ultimi, in particolare, riflettono l’alternarsi delle priorità sociopolitiche, al variare delle popolazioni che hanno gestito il territorio intorno a Rieti (romani, ostrogoti, longobardi, carolingi, fino all’epoca contemporanea), con impatti che hanno condizionato progressivamente l’evoluzione storica successiva. La ricerca mette in evidenza come le trasformazioni sociali e culturali hanno avuto, nel corso degli ultimi tre millenni, un impatto sul territorio di entità paragonabile – o anche maggiore - a quelle legate ai cambiamenti climatici e che la riorganizzazione del paesaggio vegetale, a seguito dei maggiori eventi naturali e sociali, avviene rapidamente su scala temporale di decine di anni.
Abstract
Historical ecology reveals landscape transformation coincident with cultural development in central Italy since the Roman Period
Knowledge of the direct role humans have had in changing the landscape requires the perspective of historical and archaeological sources, as well as climatic and ecologic processes, when interpreting paleoecological records. People directly impact land at the local scale and land use decisions are strongly influenced by local sociopolitical priorities that change through time. A complete picture of the potential drivers of past environmental change must include a detailed and integrated analysis of evolving sociopolitical priorities, climatic change and ecological processes. However, there are surprisingly few localities that possess high-quality historical, archeological and high-resolution paleoecologic datasets. We present a high resolution 2700-year pollen record from central Italy and interpret it in relation to archival documents and archaeological data to reconstruct the relationship between changing sociopolitical conditions, and their effect on the landscape. We found that: (1) abrupt environmental change was more closely linked to sociopolitical and demographic transformation than climate change; (2) landscape changes reflected the new sociopolitical priorities and persisted until the sociopolitical conditions shifted; (3) reorganization of new plant communities was very rapid, on the order of decades not centuries; and (4) legacies of forest management adopted by earlier societies continue to influence ecosystem services today.