Una volta ottenuta finita la reazione, la pianta distribuisce le risorse (carbonio) indirizzandole alla respirazione cellulare e alla produzione dei differenti organi che la compongono (foglie, fusto e radici) secondo le necessità che ha nell’ambiente in cui si trova. Mentre le restanti eccedenze sono rilasciate nel terreno per dare nutrimento alle forme eterotrofe che abitano il suolo. I batteri che si trovano nel terreno svolgono una serie di attività essenziali nel mantenimento delle caratteristiche del suolo, indispensabile alla crescita della pianta insieme ad altri fattori fisici. Perciò, hanno un ruolo molto importante, ma non solo nell’ambito eco sistemico del microambiente della pianta presa in analisi, ma anche nello sviluppo di un’idea rivoluzionaria che cambierà definitivamente il nostro sostentamento energetico se adeguatamente applicato: la produzione di energia elettrica attraverso l’ausilio della fotosintesi.
Tale ipotesi sembra erompere da un libro di fantascienza di Asimov, il quale tra l’altro aveva immaginato tanti eventi che poi si sono effettivamente verificati. Ricavare energia dalla fotosintesi non è più frutto dell’immaginazione poiché le ricerche, la sperimentazione e lo sviluppo di prototipi lo ha reso realtà. Tutte le fonti si basano sullo stesso principio. La pianta fa la fotosintesi e l’eccesso di glucosio è assimilato dai batteri. Passaggio questo che genera un potenziale elettrochimico nel metabolismo microbico dove gli elettroni si muovono producendo energia. Questa può essere in seguito captata da strutture inserite nel terreno che funzionano da elettrodi. I primi modelli sperimentali erano semplici progetti scolastici iniziati in alcune scuole superiori del Sud America, con un basso grado di rendimento energetico. Il passo successivo è stato fatto dall’UTEC (Università di Ingegneria e Tecnologia di Lima, Perù). Dove un gruppo di studenti e ricercatori ha creato Plantalámparas. Una lampada alimentata con l’energia delle piante. Sono stati in grado di fornire luce alle popolazioni delle aree più remote dell’Amazzonia migliorandone tempestivamente la qualità di vita. Un altro progetto è Plant-e, una spin-off che collabora con la ‘Environmental Technology of Wageningen University’ in Olanda, che prevede l’auto assemblaggio di moduli disegnati per produrre elettricità attraverso la fotosintesi. I quali purtroppo hanno una prestazione ancora insufficiente. Mentre il modello più all’avanguardia in questo momento, è quello di Bioo-Lite.
Una collaborazione nata fra la Arkyne Technologies e tre universitari spagnoli, Rafael Rebollo, Pablo M. Vidarte e Javier Rodríguez. Attraverso una raccolta fondi online sono riusciti ad ottenere le risorse necessarie per il successivo sviluppo del progetto. Nel corso di questo crowdfunding sono stati messi in vendita i primi esempi di piante in vaso, le quali permettono di ricaricare un cellulare con l’ausilio di un cavo USB fino a 3 volte al giorno con una potenza di 3.5 volt, l’equivalente di una porta USB del computer Le premesse future sono promettenti, si prevede che si potranno creare pannelli 1 metro x 1 metro in grado di generare energia dai 3 ai 40 watt (28 KWh – 280 KWh per anno), per cui 100 metri quadrati di superficie, dipendendo dalle specie vegetali impiegate, saranno sufficienti a fornire l’energia necessaria all’abitazione di una ipotetica famiglia media. Un gran numero di studenti, professori e dottorandi stanno mettendo in atto ricerche di questo tipo in Italia, Spagna, India, America, Cina, Francia, Germania... tutti dominati dalla curiosità e dal desiderio di creare una soluzione economica ed ecosostenibile per attingere a nuove forme di energia rinnovabili.
Immaginate le bellissime città del futuro piene di piante che ci riforniranno non “solo” di ossigeno e nutrimento, ma anche di tutta l’energia elettrica di cui la nostra società moderna ha bisogno.